Torino – Fca, firmato l’accordo sul rinnovo del contratto di lavoro

TORINO – 11 MAR – L’accordo è stato trovato: le direzioni aziendali di Fca, Cnh  Industrial e Ferrari hanno siglato all’Unione Industriale di  Torino con Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr il rinnovo per il quadriennio 2019-2022 del contratto collettivo specifico di livello che interessa oltre 87 mila dipendenti italiani del Gruppo.

Cosa prevede il rinnovo del Contratto collettivo specifico di livello: un incremento delle retribuzioni contrattuali del 2% annuo e un rafforzamento del bonus annuale legato agli obiettivi di produttività ed efficienza nell’ambito del Wcm (World class manifacturing). L’aumento mensile medio, a regime, sarà di 144,5 euro, l’8,24% in più rispetto all’attuale paga base. Gli aumenti scatteranno il primo aprile 2019, il primo febbraio 2020, il primo gennaio 2021 e il primo gennaio del 2022.

Oltre all’aspetto retributivo, sono tre i principali cardini del nuovo contratto. Il sistema di Welfare aziendale, che si sviluppa attraverso il consolidamento del programma di flexible benefits e il potenziamento della previdenza complementare e dell’assistenza sanitaria integrativa. Il completamento del sistema partecipativo e la definizione  della riforma dell’inquadramento introdotta in via sperimentale nel precedente rinnovo contrattuale.

Per Pietro Gorlier, ceo della Regione Emea di Fca, l’accordo «rappresenta un ulteriore impegno dell’Azienda nei confronti di tutti i lavoratori del Gruppo in Italia e dell’intero Paese. In questo modo pensiamo di avere posto le condizioni per affrontare al meglio le difficili sfide che avremo di  fronte nei prossimi anni».

Esulta il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella:« Si tratta di un rinnovo contrattuale – dice – che sfida la crisi, poiché guarda con fiducia al futuro e riconosce aumenti salariali rilevanti in una fase di difficoltà dell’economia in generale e del settore dell’auto in particolare”.

Per il segretario della Fim Marco Bentivogli,«l’automotive è decisivo sulla produzione industriale e il Pil del paese. Serve un paese meno ostile all’industria e al lavoro che agevoli l’innovazione, la crescita di competenza, le infrastrutture oggi tra le più arretrate d’Europa».