Nel Lazio sono stati accertati i primi due casi autoctoni di West Nile, già accertati dall’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma. Si tratta di due persone 70enni di Latina, non collegate tra loro.
Entrambe sono in cura all’ospedale Goretti di Latina. Per il governatore Rocca – che ha confermato i primi due casi – non c’è alcun allarme ma “va tenuta alta la guardia. Da qualche anno il virus è endemico nel nord e centro Italia e questi sono i primi due casi endemici qui”, ha detto il presidente, a margine di un evento all’Umberto I.
Nel pomeriggio in Regione “la task force e, a seguire, tutte le indicazioni ai medici di base e ai pronto soccorso perché ci sia una pronta individuazione dei casi, con tutte le procedure che noi normalmente – ha aggiunto Rocca – allertiamo quando si verificano casi di questo tipo.
“Al momento – ha detto ancora il governatore – il virus si trasmette prevalentemente tramite puntura da insetto e rarissimi sono i casi da trasfusione. Faremo i controlli previsti dalle linee guida e monitoriamo la situazione con la giusta attenzione”, ha precisato.
I serbatoi del virus – come riporta l’Istituto Superiore di Sanità – sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette.





