FROSINONE – 20 OTT – Le restrizioni anticontagio non erano un problema durante il lockdown per chi volesse acquistare la droga: bastava ordinare e lo stupefacente arrivava direttamente a casa. È il quadro che la squadra mobile della Questura di Frosinone ha delineato con l’operazione “Drug Take away”: notificato l’avviso di conclusione indagine a tredici persone, il reato ipotizzato è di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
L’operazione è una “costola” di un’altra indagine, “Uti Dominus”, sulla sfruttamento della prostituzione, che portò all’arresto di otto persone, messa a segno a luglio scorso dagli agenti diretti dal Dottor Flavio Genovesi: durante quei mesi è emerso come la prostituzione non fosse l’unica fonte di guadagno per l’organizzazione. Agli investigatori sono venuti sospetti sul giro di droga, concretizzatisi poi con le successive indagini.
Secondo gli agenti, due fazioni erano riuscite a mettere in piedi un sistema per smerciare la droga a domicilio anche e soprattutto durante i mesi del lockdown. Bastava una chiamata e lo stupefacente veniva consegnato direttamente a casa: i corrieri si assumevano il rischio e sceglievano gran parte delle volte orari pomeridiani o tarda serata per eludere i controlli.
I due gruppi operavano in sinergia ma in due zone differenti. Quello degli italiani, per gli inquirenti, era diretto da un 53enne frusinate che oggi si trova ai domiciliari dopo il suo arresto avvenuto in Viale Roma lo scorso 18 maggio: operava nella zona di Frosinone e del nord della provincia. Gran parte dei loro clienti, dicono i poliziotti, erano gli autotrasportatori; c’erano poi coloro che usufruivano del servizio a domicilio.
Il gruppo composto da albanesi, nel quadro accusatorio, gestiva invece gli affari tra Frosinone e Ceprano, aveva a capo un loro connazionale che rimase coinvolto nel tentato omicidio avvenuto nel dicembre 2019 a Frosinone, ferito da un colpo di pistola alla testa. anche lui in carcere dopo l’operazione Uti Dominus.