Latina – Braccianti agricoli sfruttati nei campi con una paga di 4 euro l’ora. Coniugi ai domiciliari

Braccianti agricoli reclutati e sfruttati nei campi con paghe giornaliere irrisorie, meno di 4 euro l’ora,  costretti a lavorare in condizioni degradanti.

            E’ il quadro ricostruito dagli agenti della Questura di Latina e del Commissariato di Fondi che hanno posto ai domiciliari un 50enne ed una 49enne, marito e moglie, titolari a Latina di due attività agricole nel settore ortofrutticolo e florovivaistico che sono state sequestrate. Per altre tre persone è scattato il divieto di dimora nella provincia di Latina.

            L’indagine si è sviluppata tra i mesi ottobre e novembre dello scorso anno: gli inquirenti ipotizzano un collaudato sistema di reclutamento e sfruttamento di numerosi braccianti  agricoli, italiani e stranieri, impiegati ed utilizzati con modalità illecite all’esclusivo servizio delle due aziende riconducibili ai coniugi.

            I braccianti erano impiegati in condizioni degradanti, in ambienti completamente invasi dall’umidità e dal fango, in totale assenza di qualsivoglia presidio antinfortunistico. Lavoravano fino a 10 ore per 25/26 gironi al mese

            Erano in una condizione di sottomissione e di bisogno tale che – dicono gli inquirenti – erano disposti a lavorare in condizioni disagevoli e totalmente ignari della normativa italiana a presidio dei loro diritti.

            Le indagini sono partite dalle dichiarazioni di un lavoratore, di nazionalità indiana, privo di permesso di soggiorno e di contratto di lavoro, che costretto dalla necessità di sopravvivere nonché di mantenere in vita il suo stesso nucleo familiare rimasto nel paese di origine, svolgeva turni di lavoro massacranti e faticosi, anche notturni, senza alcun giorno di riposo e con una paga al di sotto di quella che gli spettava.

            Ascoltando anche altre testimonianze è emersa un elemento comune: non vi era solo la consapevolezza da parte dei lavoratori dello sfruttamento ma, anche e soprattutto, l’ impossibilità di rinunciare al lavoro loro offerto per far fronte alle primarie esigenze di sostentamento.

            Gli altri tre indagati – secondo le accuse – erano coloro che erano soliti rivolgere loro minacce di licenziamento laddove avessero rallentato la produzione.