Latina – Voto di scambio, 45mila euro per comprarne 200. Due arresti di polizia e carabinieri

Voto di scambio, due arresti di polizia e Carabinieri in provincia di Latina: in manette un imprenditore del settore dei rifiuti.

Dalle prime luci dell’alba, nel capoluogo pontino, la Polizia di Stato di Latina e Roma e i Carabinieri del locale Comando Provinciale di Latina, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 2 persone ritenute responsabili del delitto di scambio elettorale politico mafioso [ex art. 416 ter cp].

Il provvedimento restrittivo si basa sulle risultanze acquisite in due diverse indagini eseguite dai Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia e dagli Agenti delle Squadre Mobili di Latina e Roma, con il supporto e la collaborazione del Servizio Centrale operativo della Polizia di Stato.

Nell’ambito dell’indagine condotta dai militari della Sezione Operativa di Aprilia, denominata convenzionalmente “Touchdown”, diretta dalla Procura di Latina, gli investigatori ipotizzano l’intervento illecito di un locale imprenditore, operante nel settore dei rifiuti, coadiuvato da un suo collaboratore, in occasione dell’elezione amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale di Latina del 5 giugno 2016.

Questa la ricostruzione degli inquirenti: “l’imprenditore, previo pagamento di una somma di 45.000 euro, avrebbe assicurato l’aggiudicazione di almeno duecento voti al capolista candidato nella lista “Noi con Salvini”, nei quartieri di influenza criminale” dei Di Silvio.

Ipotesi emerse dalle indagini condotte dalla Polizia di Stato e dalle dichiarazioni etero accusatorie, poste anch’esse alla base dell’odierno provvedimento, in cui i collaboratori di giustizia RICCARDO Agostino e PUGLIESE Renato confermavano quanto ricostruito da militari dell’Arma dei Carabinieri, secondo i quali RICCARDO Agostino, in concorso indagato nell’odierno provvedimento, era il tramite tra i Di Silvio e l’imprenditore operante nel settore dei rifiuti.

In base alle attività investigative gli inquirenti sostengono che il pagamento dei 45 mila euro era avvenuto in tre tranche all’interno dell’azienda operante nel settore dei rifiuti e che, in base all’accordo illecito, nessuno degli appartenenti alla famiglia Di Silvio si sarebbe dovuto presentare presso la sede del partito ma che l’imprenditore avrebbe fatto avere le comunicazioni esclusivamente tramite RICCARDO Agostino.

Gli inquirenti sostengono che “L’elezione del politico sarebbe stata per l’imprenditore pontino funzionale alle strategie economiche della sua società per ottenere verosimilmente il monopolio nella gestione dei rifiuti e delle bonifiche nel territorio pontino”.

L’indagine costituisce l’ennesimo esempio di sinergia e condivisione giudiziaria tra la Direzione Distrettuale Antimafia capitolina e la Procura della Repubblica del capoluogo pontino che già importanti sentenze di condanna ha prodotto negli anni.