Lazio – Esercizi commerciali in crisi, Confcommercio si appella a Mattarella

Presidente non farci fallire. E’ l’appello che Confcommercio Lazio Sud rivolge a Sergio Mattarella a cui l’associazione, contestualmente, consegnerà simbolicamente le chiavi dell’associazione in segno di protesta.

            Sotto accusa i ritardi del Governo dopo le promesse fatte, per la confusione generata dai vari decreti e per quella che viene definita l’illogicità dei calendari delle riaperture.

             “Siamo stati abbandonati e le nostre richieste su tasse, sostegno economico e riaperture per avviare una seconda fase dopo l’emergenza, sono rimaste inascoltate” spiega il Presidente della Federazione italiana dei pubblici esercizi di Confcommercio Lazio Sud, Italo Di Cocco.

            Ad essere contestata è sia la proroga del lockdown –  visto che al 4 maggio i ristoranti potranno fare attività da asporto sul posto oltre alle consegne a domicilio – sia le modalità di riapertura.

            “Stiamo assistendo ad uno stillicidio, moltissime attività rischiano di non aprire perché schiacciate dai costi di gestione” aggiunge Di Cocco.

                        Per il Presidente di Fipe Confcommercio Lazio Sud quello che è accaduto pochi giorni fa a Frosinone è solo la punta dell’iceberg, un segno inequivocabile della disperazione degli imprenditori. Le misure di sostegno del comparto sono ancora gravemente insufficienti.

                        Cosa chiede al Governo Confcommercio? Risorse a fondo perduto per le imprese; una moratoria sugli affitti che preveda una compensazione per il periodo di chiusura e per il periodo di ripartenza; la cancellazione di Imu, Tari, affitto suolo pubblico e altre imposte fino alla fine del periodo di crisi; la sospensione del pagamento delle utenze; il prolungamento degli ammortizzatori sociali fino alla fine della pandemia; sgravi contributivi per chi manterrà i livelli occupazionali; la reintroduzione dei voucher per il pagamento del lavoro accessorio; la concessione di spazi all’aperto più ampi nel periodo di convivenza con il virus, per favorire il distanziamento sociale e permettere agli esercizi di lavorare e un piano di riapertura con tempi e modalità certe condiviso con gli operatori del settore.