Lazio – La crisi travolge anche estetisti e parrucchieri. Confcommercio: “Non si possono condannare a morte”

La crisi dovuta all’emergenza Covid 19 non sta travolgendo solo il settore della ristorazione. Non vi è alcun certezza, e una totale assenza di indicazioni nel DPCM del 26 aprile, per il settore dell’estetica e dei parrucchieri. E’ ancora Confcommercio Lazio a lanciare l’allarme. Il monito è chiaro:  non si possono condannare a morte le imprese.

            Confocmmercio definisce la Fase 2 annunciata da Conte nient’altro che una Fase 1.2: nessuna certezza per le imprese né  in termini di ripresa né di aiuti  concreti. Solo la prospettiva di una lunga agonia senza nessuna visione a breve e a medio termine

            Quello dell’estetica e dei parrucchieri è un sistema di imprese variegato e capillare ( 135 mila imprese e oltre 260mila addetti) che è parte importante dell’economia nazionale ma –  tuona il presidente Acampora – è stato lasciato nella più assoluta incertezza, non considerato,  se non per dire “per il momento non riaprirete”,

             “Eppure le p.m.i del comparto Bellezza e Benessere, immediatamente dopo la chiusura  – osserva il presidente di Confommercio Lazio – hanno cominciato a ragionare su come rendere ancora più puntuali le misure di sanificazione e sicurezza, che già appartengono al modo stesso di lavorare di questi settori “.

            Acampora chiede al Governo che centri estetici e parrucchieri possano riaprire al più presto, con tutte le tutele del caso, ma dando loro  la possibilità di lavorare, senza sottoporle ad ulteriori sacrifici e non rischiando un’alta mortalità aziendale con una perdita significativa di occupazione. Per questo è stato proposto alla Regione Lazio anche un protocollo di norme e procedure di sicurezza per il settore.

                        La situazione  – continua la Presidente Bellezza e Benessere  di Confcommercio Lazio Sud, Elena Nardone – è grave: la resistenza economica e morale di tutte le nostre imprese e’ arrivata allo stremo. “Noi – dice la Nardone – volgiamo riprendere a lavorare ma serve anche un aiuto concreto con finanziamenti a fondo perduto, agevolazioni per eventuali adeguamenti, anche con il pagamento a breve della CIG dei nostri collaboratori”.