Lazio – Allarme Coldiretti: “Con -4,8% di masi rischia di chiudere una stalla su 4”

Sos allevamenti con il -4,8% dei campi coltivati a mais nel 2022. A lanciare l’allarme per le forniture di latte e carne alle famiglie a causa delle ripercussioni del conflitto in Ucraina è Coldiretti Lazio. La federazione regionale lo fa alla luce dell’analisi sull’ultimo report Istat con le previsioni di semina per le coltivazioni cerealicole nel 2022, che indicano una crescita dei terreni a orzo (+8,6%), una sostanziale stabilità per il frumento tenero per pane e biscotti (+0,5%) e un calo del frumento duro per la pasta (-1,4%).

“Una situazione preoccupante – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – che solo nel Lazio mette a rischio un allevamento su quattro e negli ultimi cinque anni sono già 200 quelli costretti a chiudere. Le ripercussioni del conflitto sulla zootecnia sono devastanti, ma sono anche altri i settori colpiti, che a fatica stavano tentando di risollevarsi dopo la crisi determinata dalla pandemia e dall’aumento dei costi delle materie prime”. Solo negli ultimi cinque anni nel Lazio sono circa 200 le aziende che sono state costrette a chiudere, passando così da più di mille aziende a poco più di 800 tra quelle ad orientamento latte. E nel complesso a livello nazionale più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi, secondo il Crea. Ad essere penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti sono soprattutto le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato.

“E’ necessario contenere il caro energia ed i costi di produzione invertendo la tendenza e contenendo gli aumenti con interventi – conclude Granieri – sia immediati per salvare le aziende ,che strutturali per programmare il futuro del sistema agricolo nazionale. Servono investimenti per aumentare la produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, ma bisogna anche sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della biodiversità e come strumento di risposta ai cambiamenti climatici”.

E’ quindi strategico ridurre la dipendenza dall’estero in una situazione in cui – evidenzia la Coldiretti Lazio – l’Italia è deficitaria in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo. L’Italia in particolare è costretta ad importare materie prime agricole a causa – precisa Coldiretti Lazio – dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati.